Lingua Inglese. La danza silenziosa degli aggettivi

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Imparare a studiare una nuova lingua è un po’ come imparare a danzare: ci vuole passione, dedizione, tenacia, curiosità e – per alcuni passi – tecnica e precisione.

Anche quando ci immergiamo nell’arte della lingua inglese ci troviamo a ballare in un mondo sottile di regole e sfumature in cui uno dei passi più delicati di questa danza è l’ordine degli aggettivi, una pratica apparentemente automatica per gli anglofoni che spesso sfugge alla consapevolezza, ma che crea melodie armoniose nelle frasi.
Gli anglofoni seguono una regola ben definita quando si tratta di disporre gli aggettivi prima dei sostantivi, anche se molti di loro non si rendono minimamente conto di farlo. Infatti, questa regola è radicata nel tessuto stesso della lingua e detta la disposizione di colori, dimensioni, qualità e origine in un flusso apparentemente naturale.

Ma qual è questa regola che guida il ritmo degli aggettivi nella lingua inglese? In generale, l’ordine è il seguente: opinione, dimensione, età, forma, colore, origine, materiale e, infine, scopo.
Questa sequenza potrebbe sembrare complessa, ma gli anglofoni la seguono istintivamente, come chiunque segue il ritmo di una canzone che ha sentito mille volte e che ormai conosce a memoria.
Immaginate ora una frase che descrive un meraviglioso abito indossato da qualcuno: qui, gli aggettivi si allineano come danzatori impeccabili seguendo la regola senza sforzo.
“She wore a beautiful, long, vintage, silk, cocktail dress.”
(Lett: Lei indossava un bellissimo, lungo, d’epoca, di seta, vestito da sera.)

Provate ora a leggere la frase ad alta voce: ogni aggettivo ha il suo posto predeterminato e la frase “suona” in maniera perfetta, senza la minima incertezza. Ovviamente, nel linguaggio comune è molto difficile sia pronunciare sia sentir pronunciare delle frasi che contengano una descrizione così accurata di una persona o di un oggetto in una sola frase, ma non impossibile.
Per provare a ricordare il giusto ordine, soprattutto nei primi tempi di apprendimento, quando ancora non si ha l’orecchio “allenato”, si può utilizzare l’acronimo OSASHCOMP ( Opinion, Size, Age, Shape, Colour, Origin, Material, Purpose). 

Inoltre, non si tratta di un ordine casuale: tutto deriva  dall’idea che alcuni aggettivi siano più intrinsecamente legati al sostantivo rispetto ad altri. L’opinione e la dimensione, ad esempio, sono spesso considerate più importanti rispetto al colore o alla provenienza. E’ per questo che la regola funziona come una coreografia linguistica che segue la logica del pensiero umano, rendendo più agevole l’interpretazione delle informazioni e, in qualche modo, dando priorità alle qualità che si vogliono meglio sottolineare.

La meraviglia di questa pratica è che gli anglofoni la seguono senza nemmeno pensarci, dando vita a frasi che scorrono armoniosamente, ma anche chi apprende l’inglese trova, dopo un po’, che la melodia delle frasi diventi un’armonia familiare, e quando questo ordine viene infranto, nella sua testa qualcosa “non suona bene”, come se il ballo degli aggettivi mancasse di ritmo.

Inutile dire che, se non si è madrelingua, questa capacità inconscia viene sì con il tempo ma anche con tanto esercizio fatto soprattutto di letture di testi che possono essere tratti da libri ma anche da blog personali e articoli.
Il nostro cervello, la macchina perfetta che ci guida in questa danza, è in grado di apprendere regole come questa a livello inconscio. E’ proprio per questo che in questo caso la lettura, a cui ultimamente si da sempre meno spazio per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue, è essenziale se non fondamentale.


Ig – @fairness_mag

 

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