Come abbiamo imparato in queste settimane, le lingue sono ricche di sfumature e peculiarità che spesso sfuggono alla nostra attenzione, già abbastanza provata dal tran tran quotidiano e da quegli automatismi che ci consentono di sopravvivere senza impazzire (troppo!).
Anche la comunicazione, sottoforma di vocaboli utilizzati nella vita di tutti i giorni, può essere vista come un automatismo, soprattutto – ovviamente- dai madrelingua che comunicano tra loro utilizzando le parole senza riflettere troppo sulla loro origine.
Un aspetto affascinante è però la presenza di parole simili (quantomeno nel suono) tra lingue diverse, che condividono lemmi con radici etimologiche comuni o che hanno subito un processo di adattamento simile nel corso del tempo.
Questi vocaboli, ahinoi, hanno però la capacità di trarci in inganno e di suonare così fortemente “stranieri” da farci pensare che siano universalmente comprensibili.
E’ questo il momento in cui cadiamo più facilmente in errore, rischiando a volte anche di fare figuracce…
Prendiamo ad esempio la parola scotch.
In italiano, comunemente parlando, indichiamo con questo termine ciò che dovremmo chiamare semplicemente nastro adesivo. In inglese, invece, lo stesso termine è solitamente associato al whisky scozzese, ma è affascinante notare come nella nostra lingua utilizziamo la stessa parola per indicare qualcosa di totalmente differente. L’uso della parola “scotch” in italiano è dovuto al fatto che, ai suoi esordi nei primi anni del Novecento, questo nastro – che avrebbe dovuto essere appiccicoso – non conteneva abbastanza colla da renderlo, appunto, adesivo. Questa mancanza fu vista come un atto di tirchieria da parte dei produttori, che vennero quindi denominati scozzesi (in inglese scotch), perché questo popolo è conosciuto per la sua avarizia.
Da quel momento, ormai per noi italiani il nastro adesivo è riconosciuto come Scotch. Peccato solo che nonostante il suo suono così anglosassone, gli inglesi non lo riconoscano come tale…
Ricordatevelo, quindi, se vi trovaste mai all’estero. E’ sempre meglio chiedere un duct tape, un adhesive tape, o al massimo uno scotch tape. Diciamo che la parola tape, nastro, vi eviterà di trovarvi con in mano un bicchiere di whiskey in orari non consoni ☺️
Anche la parola pile (letto ‘pail’ ) offre un esempio interessante di divergenza di significato tra le due lingue. In inglese, il termine pile è normalmente utilizzato per riferirsi a una pila di oggetti o alle emorroidi (sì, avete letto bene).
Tuttavia, in italiano, utilizziamo la stessa parola per indicare un tessuto caldo realizzato riciclando alcune tipologie di plastiche che danno vita ad un mix di fibre sintetiche di poliestere. La somiglianza fonetica è evidente, ma le sfumature di significato aggiungono un elemento intrigante alla comparazione tra le due lingue, soprattutto se pensiamo alla seconda traduzione inglese di questo lemma.
E’ quindi estremamente importante ricordare che questa parola, dal suono così britannico, non viene sempre utilizzata all’estero con la nostra stessa accezione.
In lingua inglese, infatti, lo stesso tessuto è più comunemente conosciuto come fleece (fabric); quindi, se mai ci venisse in mente di chiedere una felpa di pile in un negozio di vestiti, ricordiamoci bene cosa chiedere e come chiederlo, per evitare che la commessa (magari ignara del suo significato più europeo) ci guardi con aria divertita o, peggio, imbarazzata 😬
Smoking è un’altra parola che prende significati distinti nelle due lingue. In italiano, si riferisce a un elegante abito da uomo, mentre in inglese, per indicare lo stesso tipo di vestito, vengono utilizzati i termini tuxedo o dinner jacket.
In inglese, il termine smoking è infatti legato al fumo (smoking = fumante ) o viene utilizzato per indicare che una persona è davvero attraente [esempio : I met a man smoking hot -> Ho incontrato un uomo davvero attraente]
In questo caso, però, la parola italiana ha un’origine molto vicina a quella originale: la parola smoking si rifà infatti al termine inglese smoking jacket, una veste da camera indossata dagli uomini quando fumavano per evitare che gli abiti odorassero di tabacco. Questa connotazione, quindi, aggiunge un elemento storico e culturale alla nostra comprensione delle parole simili, che spesso hanno significati diversi ma origine comune.
Mentre esploriamo queste parole, in effetti, è molto importante sottolineare che le lingue sono vive e in continua evoluzione, e che le influenze culturali e sociali plasmano il significato delle parole nel tempo, creando connessioni intriganti tra lingue diverse.
Scoprire parole simili ma contemporaneamente così differenti nel loro significato offre un affascinante viaggio nel mondo della linguistica: un viaggio che ci porta a esplorare la continua interazione tra le lingue, e che rivela le radici comuni e le influenze reciproche che hanno plasmato nel tempo il nostro modo di comunicare.
Conoscere le somiglianze ma anche le differenze delle differenti lingue e dei rispettivi vocabolari ci permette non solo di evitare fraintendimenti ma ci catapulta anche all’interno della cultura vera e propria di quel Paese specifico.
Questo perché ogni parola non è semplicemente un simbolo collegato ad un oggetto, una persona o un’emozione, ma racconta una storia, un legame tra culture distanti che si manifesta attraverso il tessuto della lingua, arricchendo così la nostra comprensione della diversità linguistica. Una diversità che ci rende tutti più uniti di quanto non possiamo nemmeno immaginare…
Abstrac – Languages are rich in nuances and peculiarities that often escape our daily attention. However, a fascinating aspect is the presence of similar words (at least in sound) among different languages, which share common etymological roots or have undergone a similar process of adaptation over time. Unfortunately, these terms can deceive us and sound so strongly “foreign” that we might think they are universally understandable. This is the moment when we are most prone to making mistakes, sometimes even risking embarrassment…
Ig – @fairness_mag