Questo breve excursus è necessario per capire l’importanza della fitoterapia nel corso della storia dell’uomo: mi riferisco in particolare alle civiltà antiche degli egizi, dei fenici, degli indiani, dei cinesi, dei greci e dei romani. Nel contesto di questi popoli alcune persone si distinsero per la perizia dimostrata nell’assistere i malati grazie all’uso delle piante medicinali unitamente all’aiuto delle entità che queste piante simboleggiavano. Nacquero i medici-sacerdoti ammantati di soprannaturale e sacro.
La medicina fitoterapica era praticata nei templi dedicati agli dèi come ad esempio a Birsa, nei pressi Cartagine, con il tempio dedicato al dio fenicio Esmoun, ad Alessandria, in Egitto, con templi-ricoveri in onore del dio della medicina Serapide; altri ancora, sparsi per tutta la Grecia ed il mar Egeo, dedicati ad Esculapio.Fin dall’antichità (3000 a.c.) gli egiziani conobbero ed utilizzarono molte delle piante che crescevano sulle fertili rive del Nilo; lino, fico, ricino, canapa e aloe, e molte altre giunsero in Egitto attraverso le vie commerciali che da qui e dall’Asia Minore si spinsero fino in India. Oltre a moltissime sculture ed iscrizioni raffiguranti l’uso delle erbe mediche che gli egizi hanno lasciato nelle tombe, nei palazzi e nei templi, due sono i più importanti documenti scritti giunti fino a noi. Essi sono il papiro di Ebers con la descrizione di rimedi fitoterapici che vanno dalla tosse ai problemi cardiaci (1550 a.c.) ed il trattato di Imotep uno dei primi medici e ricercatori operante nel campo delle infezioni batteriche oculari il quale associò il potere curativo delle piante polverizzate con il gradevole aspetto dato dal colore di queste.
Altro importante esempio di antica fitoterapia è il testo indiano SUSRUTA (1300 a.c.): in esso sono riportate 798 droghe medicinali. La medicina fitoterapica indiana (Ayurveda), fin dai tempi più remoti ha utilizzato molte piante, come ad esempio lo zenzero, considerato una panacea, l’elleboro nero, come purgante e calmante, la radice della Rauwolfia serpentina, come tranquillante-sedativo (reserpina), ed altre come la noce vomica, il cardamomo e la canapa. È presso questo popolo che troviamo le prime tracce della Signatura, teoria ripresa e sviluppata molto tempo dopo da Teofrasto Bombasto detto Paracelso scienziato e professore di medicina a Basilea (1493-1541) che all’inizio del XVI sec. tenta di isolare l’anima dei vegetali attraverso la ricerca della quinta essenza.
In Cina, nel 3000 a.c. era presente una materia medica fitoterapica molto antica scritta sul testo Pen ts’ao, che descrive circa 360 droghe di uso corrente all’epoca, tra le quali il ginseng, l’efedra, la liquirizia, il carciofo, il rabarbaro, lo zafferano, il colchico e l’edera.
In Grecia abbiamo nel 400 a.c. Ippocrate considerato padre della medicina, scrive il “Corpus Hippocraticum” tramandando in esso le sue conoscenze sul’uso medico di oltre duecento piante. Successivamente nel 100 d.c. abbiamo Dioscoride, nato in Turchia e medico militare dell’esercito romano, autore del De Materia Medica dove descrive più di seicento semplici, piante dalle virtù curative, classificate per attività terapeutica.Nel 200 d.c. Galeno inizia la verifica sperimentale ed analitica dell’attività delle piante dando inizio alla ricerca farmaceutica.
Nel Medioevo le grandi abbazie erano dotate di infermeria, farmacia, ed orto dei semplici (erbe medicinali): sboccia così la medicina monastica (IX-XI secolo d.c.). Nasce nel IX-XIII sec. la Scuola Salernitana sulle basi della scuola galenica ed ippocratica, aperta alle esperienze dei medici di tutta l’area mediterranea, all’interno della quale viene istituito per la prima volta la figura dello speziale, esperto di fitoterapia.
Quindi fin qui il medico poteva adattare alla persona la terapia più indicata.
Il rapido sviluppo scientifico che va dal XVI al XVIII secolo, le importanti scoperte tecnologiche, il miglioramento di tutte le tecniche estrattive e l’affermazione della chimica sfociarono nel 1803 con l’ottenimento del primo principio attivo in forma pura da parte di un farmacista tedesco Sertűrner (1783–1841), il quale isolò la morfina dall’oppio.
Questa tendenza ad isolare sempre più principi attivi dalle piante si farà ancora più evidente quando, dai progressi della chimica farmaceutica, si otterranno in laboratorio, mediante sintesi organiche, le stesse molecole attive presenti in natura. L’ausilio delle sintesi costituì per le industrie farmaceutiche una grande opportunità per l’apertura di nuovi orizzonti di ricerca, con la possibilità di raggiungere numerosi obiettivi terapeutici e soprattutto economici.
L’ottenimento di molecole attive pure in quantità contro le difficoltà che caratterizzano la produzione di medicinali a base vegetale, la possibilità di immediato e facile brevetto dei farmaci sintetici, rappresentarono i principali motivi di questo andamento.
Nei primi anni del 900 alcune associazioni private tra cui la Rockfeller Foundation e la JP Morgan indissero una indagine sulla formazione medica del tempo, da cui emerse l’inadeguatezza di questa (rapporto Flexner), quindi le prime industrie farmaceutiche appena sorte, forti del rapporto Flexner, fecero di tutto per gettare discredito sule terapie fin allora praticate e sui relativi medici fitoterapeuti omeopati ecc., finanziarono profumatamente università e laboratori affiche si dedicassero alle ricerche da loro commissionate, convalidarono la correttezza della terapia allopatica a discapito della fitoterapica fino ad arrivare ad escludere i medici che non si adeguavano a questa, quindi l’élite finanziaria prese in mano la professione medica e la gestione dei malati.
In questi ultimi anni si è assistito ad una rivalutazione dei farmaci di origine naturale e valorizzazione delle loro qualità terapeutiche. Essi hanno dimostrato di possedere un migliore profilo tossicologico ed una relativa innocuità in confronto ai potenti farmaci sintetici.
Di recente, in ambito europeo sono nate delle commissioni istituite dai Ministeri della Sanità di vari stati (come la commissione E in Germania), composte da esperti in materia ed aventi come obiettivi la promozione della ricerca sulle droghe vegetali la standardizzazione e la omologazione del settore.
Un’altra organizzazione, composta da esperti provenienti da diversi stati europei, è l’ESCOP, la cui commissione, stilando le relative monografie, ha il compito di fornire informazioni scientifiche sulle piante medicinali e di armonizzare a livello europeo la situazione legislativa del settore; così da definire con esattezza i caratteri di qualità, efficacia e sicurezza delle materie prime utilizzate nell’allestimento delle specialità, e delle preparazioni, medicinali contenenti droghe…forse.
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