Ormai lo sappiamo: in Italia amiamo le serie, soprattutto quelle estere! E’ proprio per questo che, insieme al fenomeno delle serie turche, vi è un altro fenomeno culturale che sta prendendo piede con grande intensità: le serie televisive coreane.
Questi drammi, conosciuti come K-dramas, stanno conquistando il cuore degli spettatori con le loro trame avvincenti e la straordinaria qualità della produzione.
Ma perché parlarne proprio in questa rubrica?
La risposta è semplice: noi italiani siamo un popolo curioso, sempre pronto ad abbracciare nuove culture e lingue, alla scoperta di quelle differenze che, invece di allontanarci, finiscono per unirci. Proprio per questo, il crescente interesse per la cultura coreana ha acceso una curiosità sempre più forte verso la lingua utilizzata nei dialoghi, il coreano, così simile al cinese eppure intrinsecamente diverso.
Ecco, quindi, che ho fatto delle ricerche su questo affascinante linguaggio che si basa sull’ Hangul, l’alfabeto coreano che sta conquistando gli amanti delle lingue di tutto il mondo.
Tutto iniziò nel 1443, quando il re Sejong il Grande decise di regalare al suo popolo uno strumento linguistico all’avanguardia. Stanco dei complessi ideogrammi cinesi, il monarca diede vita a un alfabeto fenomenale, composto da soli 14 consonanti e 10 vocali. Un vero e proprio miracolo della semplicità!
L’alfabeto Hangul, in effetti, rappresenta un sistema di scrittura unico nel suo genere poiché, a differenza di altri sistemi di scrittura asiatici come il cinese o il giapponese, l’ Hangul è un alfabeto fonematico che consente una rappresentazione semplice e diretta dei suoni della lingua coreana.
Ma non solo: nascosto tra le sue linee, curve e puntini, si cela un intero universo di espressività linguistica…
Grazie al ricco repertorio di onomatopee e suoni imitativi, chiamati “ideofoni”, la lingua coreana diventa un vero e proprio strumento di magia, in grado di evocare sensazioni e atmosfere con una forza travolgente. Questi ideofoni esprimono sensazioni, emozioni e suoni della natura in modo molto vivido e descrittivo, rendendo il coreano una lingua straordinariamente evocativa. Un esempio affascinante è l’uso di parole come 설레다 (sollada), che descrive il suono del cuore che batte veloce per l’emozione o l’attesa. Chi segue le serie coreane, l’avrà senz’altro sentita citare 😉
E non finisce qui! Il coreano ha diversi livelli di formalità e deferenza a seconda del contesto e dell’interlocutore. Questa caratteristica influenza la scelta delle parole, le forme verbali e il tono utilizzato, creando un vero e proprio ballo di eleganza linguistica. Ad esempio, quando si contano oggetti, il coreano utilizza classificatori numerici specifici per la categoria dell’oggetto, come 개 per oggetti singoli, 권 per libri, 마리 per animali, e così via.
Per quanto riguarda invece i diversi livelli di formalità e rispetto che sono insiti nella lingua, le persone devono scegliere tra vari gradi di formalità, come 반말 (banmal) per amici intimi e familiari, e 존댓말 (jondaetmal) per situazioni formali e interlocutori rispettati. Curiosamente, questa scelta non riguarda solo i vocaboli, ma anche le forme verbali, creando così un linguaggio dinamico e sfaccettato.
In questo caso, la radice del verbo rimane costante, ma le desinenze cambiano per riflettere il rispetto dovuto all’interlocutore. Per esempio, il verbo “mangiare” può essere 먹어 (meogeo) in un contesto informale, 먹습니다 (meokseumnida) in uno formale, e 잡수십니다 (japsusimnida) in un contesto estremamente formale o deferente.
Nella grammatica coreana, poi, una delle caratteristiche distintive è l’ordine delle parole nelle frasi, che segue la sequenza soggetto-oggetto-verbo (SOV). Ad esempio, la struttura della frase italiana “Io mangio una mela” cambia e in coreano diventa “Io una mela mangio” ovvero 나는 사과를 먹어요” (naneun sagwareul meogeoyo).
Ecco la scomposizione della frase:
- “나는” (naneun): Io (soggetto, con particella “는” che indica il soggetto)
- “사과를” (sagwareul): mela (oggetto, con particella “를” che indica l’oggetto)
- “먹어요” (meogeoyo): mangio (forma verbale cortese)
Come si può immaginare dal tipo di scrittura, la lingua coreana ha subito l’influenza di altre lingue come il cinese, il giapponese ma anche dell’inglese, acquisendo molti prestiti e adattamenti nel corso della storia.
L’influenza cinese è particolarmente evidente nei molti caratteri hanja ancora utilizzati in contesti specifici, mentre il giapponese ha lasciato tracce durante il periodo di occupazione coloniale. L’inglese, invece, ha introdotto parole moderne e termini tecnici, specialmente nel campo della tecnologia e della cultura pop.
Ci sarebbero ancora tante e tante cose da dire, ma per ora mi fermo qui.
Facci sapere tramite commenti o social se ci sono delle curiosità che ti interessano.
Per ora ti lascio il link di una Grammatica della lingua coreana ( link https://amzn.eu/d/09DfmjIi) scritta da Andrea de Benedittis che sono sicura potrà esserti davvero d’aiuto!
또 봐요 (tto bwayo)
A presto!
Ig – @fairness@mag