Il restauro della Cappella Sistina del 1980-1999 non solo ha riportato alla luce i magnifici colori di Michelangelo, ma ha anche rivelato preziosi messaggi nascosti per secoli dalla polvere e dalla fuliggine causata dalla combustione delle candele nel corso di 500 anni.
Il messaggio più eclatante, una sorta di “codice nascosto di Michelangelo”, è una dimostrazione di rispetto verso la religione ebraica che lui conosceva molto bene.
Il primo incontro del tredicenne Michelangelo con il grande Mecenate Lorenzo il Magnifico avvenne nel 1488.
Il giovane Michelangelo era intento a scolpire una “Testa di vecchio fauno” (ora dispersa) nella nuova Scuola di scultura voluta e patrocinata dal Magnifico nei giardini di San Marco.
Vasari riferisce il famoso aneddoto del primo incontro tra il tredicenne Michelangelo ed il mecenate.
Come sappiamo il giovane artista era intento a scolpire una testa di “Vecchio fauno”. Lorenzo ammirò la capacità del giovane, ma commentò che per un “vecchio” satiro i denti erano troppo sani. Mentre il Magnifico completò il giro del giardino Michelangelo scalpellò via un dente ed aprì una piccola cavità nella gengiva guadagnandosi l’ammirazione di Lorenzo.
L’abilità, la velocità e la perspicacia del giovane artista convinsero Lorenzo ad ospitarlo nel suo Palazzo Medici di via Larga (ora via Cavour) e farlo studiare insieme ai suoi figli diventando il suo Mecenate.
L’episodio è ricordato da una piacevole statua dello scultore Emilio Zocchi conservata nella Galleria Palatina a Firenze.
Notevole è l’attenzione e l’intensità dello sguardo del giovanissimo artista!
La permanenza nella Corte Medicea cambiò la vita del giovane artista. Diversi maestri dei figli del Magnifico erano di religione ebraica ed avevano insegnato a Michelangelo i fondamenti della religione ebraica, il Talmud e la Cabalà.
In Palazzo Medici il giovane Michelangelo ebbe modo di conoscere filosofi ed umanisti come Poliziano e Marsilio Ficino ed in particolare il grande Pico della Mirandola, il più importante cabalista cristiano del Rinascimento che in quel momento cercava di dimostrare la divinità di Gesù attraverso gli insegnamenti della Cabala ebraica.
Quando Michelangelo, ormai trentatreenne, fu invitato da Giulio II ad affrescare la Volta della Sistina e successivamente da Clemente VII il Giudizio Universale, non dimenticò gli insegnamenti ricevuti a Firenze.
La prima scoperta, grazie al restauro, o meglio alla “Ripulitura” della Sistina è stata fatta dopo la pulitura della figura di Aminadab principe dei Leviti, i sacerdoti degli ebrei.
Ho usato il termine “Ripulitura” e non restauro perché durante i lunghi e delicati lavori non è stato aggiunto un solo grammo di colore, ma è solo stato tolto lo sporco dei secoli.
La scoperta di un “Codice Segreto” di Michelangelo in difesa degli Ebrei è opera è del Rabbino di New York Benjamin Blech grande esperto della Cabala e di Roy Doliner Storico dell’Arte e docente di discipline umanistiche.
Il loro interessante libro I segreti della Sistina “ha cambiato per sempre il modo di vedere e soprattutto di comprendere l’opera di Michelangelo” come ho scritto nella prefazione da loro gentilmente richiestami.
Aminadab è raffigurato in alto a sinistra nella serie di lunette raffiguranti gli “Ascendenti di Cristo”, ossia le generazioni dal re David fino a San Giuseppe, così come elencate nel Vangelo di Matteo.
Esse furono affrescate in alto, nello spazio sopra le grandi finestre della Cappella.
La figura di Aminadab fu dipinta a sinistra dell’altare ed esattamente al di sopra del trono papale di Giulio II.
Il volto di Aminadab appare corrucciato e offeso. Perché?
Il Concilio Lateranense IV, convocato nel 1215 da papa Innocenzo III dichiarava, nel decreto 68 sulle decisioni riguardanti gli ebrei, che “gli Ebrei devono distinguersi dai Cristiani per il modo di vestire, per evitare involontarie unioni sessuali promiscue”.
Il segno che doveva contraddistinguere gli Ebrei consisteva in un grande cerchio giallo cucito sui loro vestiti.
I decreti del Concilio Lateranense IV erano ancora validi al tempo di Michelangelo.
Il grande artista affrescò la figura di Aminadab in alto assisa esattamente sopra il trono di Giulio II posto a sinistra dell’altare.
Soltanto dopo la ripulitura della lunetta riapparve, sul suo braccio sinistro di Aminadab, dipinto sopra il mantello dai colori cangianti, un largo cerchio giallo.
Questo segno di ignominia cucito sui vestiti degli Ebrei in Europa per riconoscerli immediatamente ricordava lo scialle di colore giallo imposto nella antica Roma alle prostitute e antecedeva tragicamente la gialla Stella di David fatta apporre dai nazisti in Europa sugli abiti degli ebrei.
Al tempo di Giulio II il cerchio non si notava facilmente da terra data la sua distanza di oltre 20 metri (non erano ancora stati inventati strumenti ottici).
È ovvio che Aminadab, principe dei Leviti e antenato di Gesù, non era felice dell’offensivo trattamento ricevuto da lui e dagli altri ebrei!
Questo toccante messaggio non era immediatamente comprensibile a quei tempi, ma sicuramente Michelangelo era sicuro che esso sarebbe stato compreso dalle future generazioni!
Sono stato invitato più volte sul ponteggio ad assistere all’avanzamento dei delicati lavori di ripulitura. Era un sogno, quello che sembrava un velo grigio-scuro diventava lentamente un caleidoscopio di fantastici colori!
Immaginate ad essere a circa sessanta centimetri dagli affreschi, si possono notare particolari importanti non facilmente visibili dal basso.
Nel 1535 Michelangelo iniziò ad affrescare il grandioso Giudizio Universale.
Anche qui, dopo la ripulitura, un’altra incredibile scoperta è stata fatta: Michelangelo ha messo due Rabbini Ebrei, quindi due non battezzati, in paradiso!
Il Giudizio Universale, affrescato da Michelangelo ormai sessantenne, e come sempre da solo e senza aiuti, rappresenta come sappiamo la fine del mondo. Dopo la resurrezione i beati rimangono in cielo a godere la presenza di Dio. Gesù al centro con la mano destra alzata precipita i dannati nell’inferno.
Sopra la mano di Gesù appare una figura con un abito rosso che a sua volta indica due figure con imponenti barbe e due copricapi, uno di colore verde-turchese ed uno di colore giallo.
Come riconosciamo che sono due Ebrei?
Dopo la morte di Gesù gli ebrei furono accusati di averlo condannato a morte e ucciso e furono marchiati come “deicidi”.
Ma doveroso ricordare che Gesù non fu condannato da una legge ebraica.
Solo Ponzio Pilato prefetto Romano poteva decidere una condanna a morte.
Per la religione e la legge ebraica le condanne a morte dovevano essere eseguite direttamente dal popolo lapidando il reo, come fu per il protomartire Stefano.
Gesù fu condannato ed ucciso dalla legge romana e fu perciò crocifisso.
Nonostante ciò “i deicidi ed i loro discendenti” dovevano pagare la loro colpa ed iniziarono le persecuzioni. Dopo il Concilio Lateranense IV del 1213 la persecuzione diventò ancora più pesante ed offensiva. Per evitare “involontari “accoppiamenti promiscui gli uomini ebrei dovevano portare un copricapo di colore verde-turchese (glaucicoloris) e le donne dovevano indossare un panno giallo (come le prostitute nell’antica Roma). Le imposizioni furono istituzionalizzate nella bolla “Cumnimis absurdum” (Poiché è oltremodo assurdo) del 1555.
Guardiamo i nostri due personaggi: l’uomo a destra ha un cappello giallo, segno di ignominia, l’altro ha un cappello verde-turchese con due strane protuberanze, due coni. Gli ebrei sono deicidi perciò come il diavolo hanno le corna nascoste sotto i due coni!
Umiliante e offensivo, ma Michelangelo ha collocato i due rabbini non in angolo sperduto del paradiso, ma quasi al centro degli eletti. Osservando attentamente ci accorgiamo che il personaggio con l’abito rosso non mostra soltanto i due rabbini, ma indica e quasi tocca la mano del rabbino dal copricapo di colore verde-turchese con il dito indice alzato.
La risposta del rabbino al personaggio che lo sta indicando ha per me di un grande valore ecumenico. Egli alza l’indice destro, ad indicare il numero uno, per ricordare all’umanità che Dio è Uno!
Soltanto quando capiremo che tutti siamo figli dello stesso Dio, a cui ognuno deve poter dare il nome più consono alla propria sensibilità ed alle proprie tradizioni, nel mondo regnerà la Pace!
Dopo cinque secoli il messaggio universale di Michelangelo è stato compreso ed inizia ad essere attuato.
Abbiamo capito che la religione, che spesso è usata per scatenare conflitti crudeli, deve unire e non dividere.
La Chiesa Cattolica ha aperto definitamente il dialogo con le altre religioni. Nel documento “Nostra Aetate” del Concilio Ecumenico Vaticano II si afferma testualmente che “Tutto il genere umano è originato da Dio, il cui disegno di salvezza si estende a tutti”.
La sezione più ampia del documento è riservata alla religione ebraica, sia perché è la più vicina alla religione cattolica, sia e soprattutto per cancellare le accuse nei secoli rivolte agli ebrei.
Il documento esclude definitivamente la responsabilità collettiva di Israele nella morte di Cristo con le parole “non sono colpevoli della morte di Gesù tutti gli ebrei di allora e nessun ebreo di oggi”.
Il 13 aprile 1986 Giovanni Paolo II, primo papa nella storia, fu invitato nella Sinagoga Maggiore dal Rabbino Capo di Roma Elio Toaf. Il Pontefice salutò così i presenti: Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, i nostri Fratelli Maggiori. (Nota 1)
Sono certo che da lassù Michelangelo abbia sorriso. Il suo messaggio finalmente era stato compreso!
(Questo articolo è stato riportato in lingua ebraica anche sul quotidiano “The Times of Israel” pubblicato in Israele)
Nota 1 – Gli amici del Rotary Club Roma Appia Antica ricordano con affetto che il nostro amato socio Tonino Mayo ci rivelò che alla vigilia dello storico incontro di Giovanni Paolo II ed il Rabbino Elio Toaf aveva suggerito ad un suo amico cardinale: “Sarebbe giusto che il Santo Padre salutasse gli Ebrei come Nostri Fratelli maggiori”
AGGIORNAMENTO
Assurdo dramma – Novembre 2023
Forse Michelangelo non sorride più guardando le sanguinose ed assurde stragi che avvengono in Israele ed a Gaza e che stanno coinvolgendo le nazioni vicine. Il mondo è impazzito. Le guerre di religione, spesso purtroppo usate per motivi ideologici o peggio ancora di conquista, hanno spaccato il mondo e lo stanno portando alla completa rovina.
Non è più possibile giudicare chi ha torto o ragione. Nel mondo chi fa strage di bambini innocenti ha certamente torto.
Guerre di religione? Ad oggi nel mondo si contano oltre 30.000 religioni, dottrine, credenze e culti tribali.
Come possiamo dire ad un diverso credente: il tuo Dio od i tuoi Dei non sono veri, Il vero Dio è solo il nostro! Egli ci potrebbe rispondere: No, solo il Mio Dio è quello vero! Lo rispettiamo da secoli!
Ogni popolo dovrebbe essere libero di dare il nome, che ritiene più proprio, al Dio che li ha creati, a quello che pregano i suoi genitori.
Non possiamo e non dobbiamo considerare “infedeli o miscredenti” tutti coloro che si rivolgono al loro Creatore con il nome che conoscono diverso da quello che noi conosciamo.
Papa Francesco nella sua Enciclica “Fratelli tutti” del 2 ottobre 2020 ha chiaramente scritto: Siamo tutti Fratelli perché figli di un UNICO CREATORE, tutti sulla stessa barca!
Se i capi di tutte le Religioni capissero ed accettassero il messaggio certamente il mondo sarebbe migliore e non solo Michelangelo ma tutta l’umanità tutta tornerebbe ad amarsi e sorridere!
Prof. Enrico Bruschini
Ig – @fairness_mag