La Domenica di Fairness. Chi Decide la Temperatura Perfetta?

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Qui in Italia, per chi ha il termostato centralizzato (dal 15 novembre in base alle regioni) e per chi invece accende in totale autonomia, si ritrova, suo malgrado, in un turbine di emozioni/discussioni. Onestamente, al secondo posto dopo l’aria condizionata, se c’è una cosa che unisce (o divide irrimediabilmente) l’umanità, (si fa per sorridere ovviamente!) non sono né le religioni né le ideologie politiche, ma una scatolina rettangolare appesa al muro: il termostato. Negli uffici e a casa, la battaglia per la temperatura ideale si consuma ogni giorno con una ferocia degna di un dramma shakespeariano. Da una parte ci sono i “freddolosi” avvolti in coperte polari, dall’altra gli “aficionados delle maniche corte” che sembrano usciti da una spiaggia tropicale. E la domanda sorge spontanea: perché non riusciamo a metterci d’accordo su quanti gradi sono troppi (o troppo pochi)?

Il Campo di Battaglia Termico inizia dagli uffici, veri e propri epicentri della contesa climatica. Qui il termostato è visto come un’arma di potere. Il capo ufficio si piazza solitamente nella posizione del “dio del clima”, regolando la temperatura secondo il proprio fabbisogno calorico, mentre i subalterni tremano (o sudano) in silenzio.

“Non posso mica lavorare con 22 gradi! Mettiamolo a 25!” proclama il collega che vive con tre strati di maglioni e un thermos di tè bollente sempre a portata di mano. Dall’altra parte, l’atleta della squadra – quello che va a correre anche a gennaio – si lamenta: “Qui sembra un forno, abbassate a 18, per favore!”. Nel frattempo, i più diplomatici indossano sciarpa e t-shirt contemporaneamente, provando a sopravvivere.

E cosa dire delle case? Il salotto, che dovrebbe essere il luogo della pace domestica, si trasforma in un’arena gladiatoria. “Ma perché stai sudando? Sono solo 20 gradi!” dice il partner che probabilmente è nato in Siberia. “Solo?! Mi sento come un’iguana in Arizona!” risponde chi, invece, sogna di ibernarsi con l’aria condizionata a palla (state sorridendo lo so).

La Scienza del Disagio (O del Capriccio?)  e perché percepiamo la temperatura in modo così diverso? La scienza, per una volta, ha qualche risposta. Il comfort termico dipende da variabili come il metabolismo, l’età, il genere e persino l’umidità. Le donne, per esempio, tendono a soffrire di più il freddo perché hanno una massa muscolare inferiore e un metabolismo leggermente più lento (per non parlare del misterioso fenomeno del “piedi congelati 365 giorni all’anno”). Gli uomini, invece, sembrano sempre pronti per una maratona tropicale. Aggiungiamoci poi la tolleranza psicologica: se uno cresce in Trentino, probabilmente troverà 20 gradi una temperatura da piscina; se invece arrivasse dal Sud, a 20 gradi potrebbe già tirare fuori il piumino.

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I Compromessi (Che Non Faremo Mai) … È qui che entra in gioco la diplomazia, o meglio, l’utopia. Come si fa a mettere d’accordo chi vuole vivere in un igloo e chi sogna un microclima da giungla? La risposta è semplice: non si può. Qualcuno deve cedere, e di solito è il più stanco di litigare. “Ok, tienilo pure a 24, ma io apro la finestra”, dice il diplomatico. “Va bene, abbassalo a 18, ma io indosso tre coperte”, ribatte il freddoloso. Il compromesso, però, non è mai duraturo: basta una raffica di vento o un raggio di sole per far ripartire la battaglia.

La tecnologia avrebbe dovuto risolvere tutto. Termostati intelligenti, app per il controllo remoto, sensori di temperatura: strumenti apparentemente progettati per portare la pace termica. La realtà, però, è un’altra. Ora possiamo litigare non solo per quanti gradi ci sono, ma anche per chi ha modificato le impostazioni dall’app. “Chi ha abbassato a 16?!”, urla qualcuno mentre, dall’altra stanza, rispondono: “Non ero io, sarà stato il gatto!”.

Forse, però, c’è un lato romantico in tutto questo. E lo sapete che a noi di Fairness Magazine ci piace essere un po’ romantici…  In effetti la “guerra del termostato” è una metafora della vita: imparare a convivere con le differenze, accettare che non esiste la perfezione. E se alla fine qualcuno deve sopportare un po’ di freddo o un po’ di caldo, non è un sacrificio così terribile. (Ok, forse lo è, ma bisogna pur vivere insieme.)

La prossima volta che ti ritrovi a litigare per la temperatura, ricordati: non sei solo. Là fuori, milioni di persone stanno combattendo la stessa guerra, con la stessa determinazione e lo stesso livello di assurdità. E forse un giorno arriverà un compromesso perfetto. O più probabilmente, uno dei due comprerà una stufa portatile e si arrenderà all’inevitabile.

Nel frattempo, buona fortuna… (E che il termostato sia con te)


Ig – @fairness_mag

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