La Domenica di Fairness. Un tempo era l’It(alia)

-Considerazione semi-seria di un Momento Storico-

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C’era un tempo in cui essere italiani significava appartenere a un popolo che faceva scuola al mondo. Non solo per l’arte, la cultura e la bellezza, ma anche per il genio, l’ingegno e quel tocco di magia che solo noi sapevamo dare alle cose. Oggi, guardandoci intorno, viene quasi il magone: cos’è successo a quel Paese che un tempo scriveva la storia del mondo?

Pensiamoci: siamo gli eredi dell’Impero Romano, di un popolo che ha costruito strade, acquedotti e il diritto che ancora oggi ispira le costituzioni. Ma ora? Oggi il massimo sforzo architettonico sembra essere trovare un influencer che faccia una foto in posa davanti al Colosseo.

In fondo, anche quello è spettacolo, no? Solo che se nell’antica Roma gli spettatori si riunivano per assistere a epici scontri tra gladiatori, oggi accendiamo la TV per vedere l’ennesimo litigio tra opinionisti in un talk show. Tutto cambia, certo, ma che fine ha fatto l’ambizione di fare qualcosa di più grande?

La lingua che fu di Dante (e ora degli emoticon)

Non dimentichiamo che questa è la patria della Divina Commedia. Dante ci ha regalato una lingua immortale, parole capaci di raccontare l’animo umano in tutta la sua complessità. E oggi? “C6? TVB. LOL.” Se potesse vedere i nostri messaggi su WhatsApp, probabilmente Dante preferirebbe tornare a scrivere in latino…

Scherzi a parte, il vero dramma è che sempre meno italiani leggono. Un libro all’anno? No Troppo impegnativo, grazie. Meglio scorrere i social, dove le notizie arrivano già filtrate da titoli clickbait. E non importa se spesso sono false: l’importante è condividere.

Noi italiani abbiamo sempre avuto una marcia in più quando si trattava di bellezza. Brunelleschi, Michelangelo, Fellini, Verdi: la lista è infinita. Ma oggi? Passeggiando per le nostre città, il “bello” sembra soffocato. Monumenti abbandonati, graffiti dove non servono, piazze storiche piene di macchine.

E poi c’è il “bello” digitale. L’Italia che un tempo dettava il gusto oggi rincorre influencer che promuovono una felicità patinata e prodotti di dubbio valore. La cultura, quella vera, resta sullo sfondo, come una foto sbiadita in un album che non guardiamo più. Forse perchè quando sei abituato ad essere circondato dal “bello” poi non gli dai più il valore che merita. Come nel migliore dei matrimoni (direbbe qualcuno).

Italia

Riusciremo a rialzarci?

Qui non si fa critica, sia chiaro. È solo un punto di vista soggettivo sulla situazione sociale attuale. Ovviamente, non tutto è perduto. Ci sono giovani che leggono, che creano, che si impegnano. Ci sono persone che amano questo Paese e vogliono salvarlo, anche se spesso si sentono come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Ma possiamo davvero aspettarci un futuro luminoso se continuiamo a ignorare i problemi? Investire nella cultura, nella scuola, nell’arte non è solo una questione di nostalgia. È una questione di sopravvivenza. Perché senza memoria e senza ambizioni, non c’è futuro.

E adesso?

Un tempo era l’It(alia), oggi sembra più un circo tecnologico dove si vive di apparenze e scorciatoie. Però, se c’è una cosa che la nostra storia ci insegna, è che gli italiani sanno stupire. Forse un giorno torneremo a fare grandi cose, magari partendo dal semplice: riscoprire chi siamo e cosa possiamo fare, perché come ci sforziamo di divulgare anche qui su Fairness Magazine, l’eccellenza del Made in Italy non ha uguali nel mondo. Nel frattempo, continuiamo a scattare selfie davanti al David di Michelangelo senza sapere chi l’ha scolpito…

Forse è questa la nostra vera eredità: non smettere mai di sorridere (anche se non sappiamo bene perché)


Ig – @fairness_mag

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