Avete mai riflettuto sull’origine di parole comuni che usiamo senza pensarci? Un esempio emblematico è il termine cafone, spesso utilizzato per descrivere qualcuno ritenuto rozzo o privo di educazione. La sua etimologia, però, sembrerebbe rivelare una storia affascinante, che affonda le radici nei mercati vivaci della Campania.
Secondo la tradizione popolare, il termine cafone si riferisce ai contadini che, provenienti dalle colline e dalle montagne circostanti, scendevano in città per partecipare ai mercati e alle fiere degli animali. Questi uomini, vestiti in modo semplice e pratico, portavano con sé lunghe funi, arrotolate attorno alle spalle o alla vita, strumenti indispensabili per legare gli animali che intendevano acquistare. L’immagine di questi contadini intenti a contrattare nel trambusto del mercato è rappresentativa di un’epoca in cui l’agricoltura e il commercio erano al centro della vita quotidiana.
Nel caos dei mercati, dove le voci si mescolavano ai suoni degli animali e agli odori delle merci, i contadini spesso si legavano tra di loro con le funi, formando un curioso serpentone umano. Questo comportamento, che oggi potrebbe apparire bizzarro, era una strategia pratica per non perdersi nella folla. Gli abitanti della città, osservando questa scena, non potevano fare a meno di ridere e schernire questi uomini, etichettandoli con l’espressione dialettale chilli c’a fune, che significherebbe quelli con la fune.
Inizialmente scherzoso, questo soprannome si sarebbe poi trasformato nel termine cafone, acquisendo una connotazione negativa e suggerendo un giudizio di valore sulla cultura e sull’educazione di queste persone. Nel tempo, la parola si è diffusa e ha così assunto un significato più ampio, estendendosi a descrivere chiunque mostrasse comportamenti considerati poco raffinati o civili.
Questa evoluzione linguistica offre uno spaccato della società dell’epoca, in cui le differenze tra le classi sociali erano marcate e il disprezzo per le origini contadine era diffuso. Il termine cafone è diventato un simbolo di elitismo urbano, un modo per ridicolizzare chi proveniva dalle campagne e portava con sé usanze considerate semplici o rozze.
È interessante notare come il significato di questo lemma possa variare a seconda del contesto. In alcune situazioni, può essere utilizzato in modo affettuoso o ironico, quasi a voler sottolineare una certa autenticità e genuinità, qualità spesso apprezzate in un mondo sempre più globalizzato.
Tuttavia, l’etimologia del termine cafone è oggetto di dibattito.
Alcune spiegazioni, basate su assonanze e somiglianze di forma (in linguistica, paretimologie), mancano di solidità scientifica/linguistica.
Una delle interpretazioni più accreditate è invece quella di Carlo Salvioni, il quale ha suggerito che cafone derivi dal latino cavare, che significa scavare o rivoltare la terra, un’azione tipica dei contadini. Il suffisso -one, che indica abitudine o eccesso, trasforma il termine in colui che scava, sottolineando l’identità agricola di questi uomini.
Questa spiegazione si inserisce nel contesto più ampio delle lingue romanze, dove i vocaboli di origine latina costituiscono l’ossatura del patrimonio lessicale. Nonostante l’origine potenzialmente neutra del termine, abbiamo precedentemente visto che questa parola ha assunto nel tempo una connotazione negativa, diventando un simbolo di disprezzo per chi proveniva dalle campagne.
Qualunque sia l’origine reale, possiamo comunque asserire con certezza che il termine cafone non è solo un’etichetta, ma racchiude una storia ricca di significato e contesto sociale. La sua origine ci ricorda che il linguaggio è in continua evoluzione e che le parole portano con sé le tracce delle esperienze umane. Conoscere queste origini ci invita a riflettere su come utilizziamo il linguaggio e su come le etichette possano influenzare la percezione degli altri, rendendoci più consapevoli delle diversità culturali che ci circondano.
Ig – @fairness_mag