Il rilancio dei Distretti Calzaturieri Italiani

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Fairness Magazine ha recentemente dedicato un approfondimento alle eccellenze italiane nel settore manifatturiero, celebrando il distretto del cuoio come emblema del Made in Italy (vedi articolo in fondo alla pagina). Questa volta, mettiamo sotto la lente i distretti calzaturieri di Verona, della Riviera del Brenta e dell’Alto Trevigiano, simboli di maestria artigianale e resistenza in un contesto economico non privo di sfide.

Una crisi con spiragli di ripresa

La prima metà del 2024 ha visto una frenata delle esportazioni nel settore calzaturiero italiano, con un calo complessivo del 6,8%, secondo il Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo. Un dato preoccupante, soprattutto per la Riviera del Brenta: con 507 aziende e oltre 6.200 addetti, questo distretto è un pilastro del settore, ma ha registrato una contrazione di 39 milioni di euro rispetto al 2023, portando il fatturato export a 530 milioni. Anche Verona non è stata risparmiata, con un calo del 10,8% nelle esportazioni, pari a 33 milioni di euro.

Le difficoltà derivano in gran parte dalla flessione delle principali piazze estere, come Germania, Francia e Svizzera, ma anche dalla pressione esercitata dai grandi marchi internazionali, che spesso impongono condizioni commerciali stringenti. Secondo Michele Pettenò, segretario Filctem Cgil di Venezia, “Il problema è che i calzaturieri della Riviera del Brenta non hanno saputo fare sistema. Questo rende più difficile negoziare con i grandi committenti”.

Le sfide dell’occupazione qualificata

A preoccupare è anche l’impatto occupazionale. Molte aziende, in difficoltà, hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione, con il rischio concreto di perdere manodopera qualificata. “Quando il mercato riprenderà, non potremo permetterci di aver perso quelle mani”, avverte Vincenzo Marinese, vicepresidente di Confindustria. Una perdita di competenze sarebbe un colpo gravissimo per il settore, che già fatica a trattenere giovani talenti.

Per affrontare la situazione, i sindacati hanno chiesto misure straordinarie, tra cui l’estensione degli ammortizzatori sociali fino al 2025. Solo così si potrà evitare l’abbandono del settore da parte dei lavoratori più esperti.

calzature uomo

L’eccezione dello sport e le speranze per il futuro

Non tutto è negativo: l’Alto Trevigiano rappresenta una nota positiva. Montebelluna, capitale delle calzature tecniche, ha saputo adattarsi alle nuove tendenze, puntando su scarpe outdoor e da lavoro, settori meno esposti alla ciclicità della moda e del lusso. Gianni Frasson, presidente della Fondazione Sportsystem, evidenzia come “Il segmento sportivo soffre meno, e il comparto professionale resta solido”.

Nonostante un calo del 15,9% nelle esportazioni nella prima metà del 2024, Montebelluna rimane il leader nazionale per export, con un fatturato di 749 milioni di euro. Le previsioni per la fine dell’anno sono incoraggianti: si attende una stabilizzazione, con un possibile ritorno alla crescita già nella primavera del 2025.

Guardando al 2025: strategie per il rilancio

Per tornare a competere sui mercati globali, i distretti italiani devono puntare su innovazione, sostenibilità e una maggiore coesione. La capacità di innovare, unita a una comunicazione efficace del valore del Made in Italy, sarà determinante per attrarre nuovi clienti e riconquistare le piazze storiche.

Il rilancio non è solo una questione economica, ma una sfida di identità: mantenere vivo il prestigio dell’artigianalità italiana è fondamentale per preservare una tradizione che ci distingue nel mondo. Con il sostegno delle istituzioni e un approccio strategico condiviso, il futuro della calzatura italiana può tornare a essere luminoso.

Fonti: Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo, dichiarazioni di Vincenzo Marinese e Gianni Frasson (Confindustria e Fondazione Sportsystem), interviste a Michele Pettenò (Filctem Cgil di Venezia).

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Francis A. - UK
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