Nel regno dell’espressione umana, dove le parole falliscono, i gesti trionfano. Tra le numerose lingue parlate nel mondo, esiste una sinfonia silenziosa, una danza eloquente delle mani che trascende le barriere e collega i cuori. Questa è la storia della lingua dei segni, una testimonianza della resilienza e della creatività dello spirito umano.
La storia della lingua dei segni si snoda attraverso i secoli, dove la necessità ha generato innovazione. Le sue radici affondano nelle profondità della civiltà umana, con origini che risuonano attraverso culture e continenti. Sebbene i dettagli varino, l’essenza rimane costante: un mezzo di comunicazione per le persone sorde o con problemi di udito.
Uno dei primi esempi documentati di lingua dei segni risale all’antica Grecia, dove filosofi come Platone riflettevano sul potenziale della comunicazione gestuale. In Cina, la ricca storia della lingua dei segni può essere ricondotta agli insegnamenti di Confucio, che sottolineava l’importanza dell’espressione non verbale.
Tuttavia, non fu fino al XVIII secolo che la lingua dei segni, come la conosciamo oggi, iniziò a prendere forma. Nel 1755, il lavoro pionieristico dell’abate Charles-Michel de l’Épée, un educatore francese famoso per la sua dedizione alla comunità sorda, formalizzò e codificò quella che in seguito sarebbe diventata la Lingua dei Segni Francese (LSF), ispirandosi ai segni utilizzati dalle comunità sorde parigine. La sua passione per l’uguaglianza e l’istruzione lo spinse a fondare la prima scuola pubblica per sordi a Parigi, gettando le basi per il riconoscimento e la diffusione della lingua dei segni in tutto il mondo.
Tuttavia, la storia non finisce con l’abate de l’Épée. Quando i semi della lingua dei segni furono piantati, essi attecchirono e fiorirono, evolvendosi in dialetti regionali e sistemi distinti. Negli Stati Uniti, ad esempio, emerse l’American Sign Language (ASL) come una lingua vivace ed espressiva, influenzata dalla Lingua dei Segni Francese e dalle tradizioni di segni delle popolazioni indigene.
Nel frattempo, in altre parti del mondo, come il Giappone e l’Italia, nacquero lingue dei segni uniche, che riflettono le sfumature culturali e la diversità linguistica delle rispettive comunità. Nonostante le differenze, queste lingue dei segni condividono un obiettivo comune: colmare il divario tra il mondo dei sordi e quello degli udenti, favorendo una comunicazione significativa.
In altre parole, in tutto il mondo, individui e comunità hanno contribuito all’evoluzione e alla diversificazione delle lingue dei segni, ciascuna impregnata di proprie sfumature culturali e complessità linguistiche. Dalla Lingua dei Segni Americana (ASL) alla Lingua dei Segni Britannica (BSL), dalla Lingua dei Segni Giapponese (JSL) all’Auslan in Australia e alla LIS in Italia, le lingue dei segni sono fiorite, arricchendo la vita di milioni di persone.
L’impatto della lingua dei segni va ben oltre i suoi utenti diretti. Essa funge da ponte tra il mondo dei sordi e quello degli udenti, promuovendo comprensione ed empatia. Attraverso l’arte dei gesti e dei movimenti, si raccontano storie, si trasmettono emozioni e si creano legami.
Oggi, la diffusione della lingua dei segni non conosce confini. Si stima che oltre 70 milioni di persone sorde in tutto il mondo utilizzino questa lingua speciale come principale mezzo di comunicazione. Tuttavia, la sua influenza si estende oltre la comunità sorda, includendo interpreti, educatori, famiglie e sostenitori che ne promuovono il riconoscimento e l’accessibilità.
Dalle città più vivaci ai villaggi più remoti, la lingua dei segni trascende le barriere linguistiche e culturali, unendo le persone in un linguaggio comune fatto di gesti ed espressioni. Come detto prima, attraverso la lingua dei segni, le persone sorde possono esprimere pensieri, sentimenti ed esperienze con chiarezza e precisione, creando connessioni che superano i limiti del linguaggio parlato.
Ig – @fairness_mag