Inno al coraggio molto comune in Sicilia. Inno che Giovanni Falcone, figlio di quella terra, che Goethe definì “la chiave di tutto” ha italianizzato nella frase rimasta celebre e che ancora risuona nelle nostre orecchie: “Provare paura davanti a un mostro è inevitabile, ma bisogna imparare a controllarla, senza che le nostre azioni ne risultino condizionate da essa”. TRENTADUE
23 maggio 1992. Ventotto anni sono passati da quando la strage di Capaci segnò una terribile escalation del fenomeno mafioso che raggiunse il parossismo appena 57 giorni dopo, con la mattanza di Via D’Amelio, dove Paolo Borsellino e altri 5 servitori dello stato vennero immolati.
Ricordo ancora il boato di questa esplosione mentre da Roma parlavo al telefono con Franco la cui abitazione distava qualche centinaio di metri.
Forse in Sicilia era necessario toccare il fondo dell’orrore per sviluppare un senso di repulsione e profonda nausea per le troppe “ammazzatine”, come venivano chiamati gli assassini per strada. E’stato necessario superare il pericoloso stereotipo che “tanto i mafiosi si ammazzano tra di loro” per comprendere che invece uccidevano lo Stato, la convivenza civile, i figli del proletariato contadino, poliziotti e carabinieri, gli amici magistrati.
Bisognava provare profonda nausea per il sangue versato per le strade di una terra altrimenti benedetta dagli Dei. La mafia esiste ancora ma vivaddio ha perso quel carattere di ineluttabilità che per decenni aveva generato rassegnazione nelle coscienze dei miei conterranei. Ricordo il senso di smarrimento nelle parole di alcuni studenti che nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria di Palermo chiedevano a me, figlio di quella terra che avevo lasciato per vivere in giro per il mondo.
La domanda era: oltre a manifestare cos’altro possiamo fare in concreto noi, cittadini qualunque e senza capacità di influenzare alcunché? La mia sorprendente risposta è stata: agli incroci non passate con il rosso. Rispettate le regole del vivere civile. Cominciamo tutti da li.
Carmelo Cosentino
Ig – @fairness_mag