Origini del Sistema Pensionistico Italiano

L'Eredità dei Borbone nel XVIII Secolo

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Di pensioni e pensionamento se ne parla tanto, ma credo, che in pochi se non in pochissimi sappiano le origini di questo sistema, che garantisce (o almeno ci prova) dopo anni di lavoro, un’entrata mensile che ci accompagna nella vecchiaia. O almeno ci prova.. Ebbene, il primo sistema pensionistico italiano, una pietra miliare nella storia del welfare nel nostro Paese, affonda le sue radici nella lungimiranza dei Borbone, la dinastia spagnola che regnò sul sud d’Italia nel XVIII secolo.

In un periodo in cui i diritti dei lavoratori erano ancora lontani dall’essere riconosciuti, i Borbone si distinsero introducendo un sistema di previdenza sociale che avrebbe segnato una svolta epocale.

All’indomani della caduta dell’Impero Napoleonico, l’Europa era in fermento. Molti sovrani cercavano di cancellare le riforme introdotte da Napoleone per tornare all’antico regime. Tuttavia, Ferdinando I di Borbone, allora re del Regno delle Due Sicilie, scelse una strada diversa. Invece di ripudiare i Codici napoleonici, decise di conservarli e di affidarli a un gruppo di giuristi italiani affinché li rielaborassero e li adattassero alla realtà del suo regno. Il risultato fu il Codice del Regno delle Due Sicilie, emanato nel 1819, che non solo rappresentava un importante strumento giuridico e civile, ma conteneva anche la prima traccia di un sistema pensionistico pubblico in Italia.

Questo sistema, rivoluzionario per l’epoca, garantiva per la prima volta agli impiegati delle amministrazioni civili il diritto di andare in pensione una volta raggiunti i requisiti di servizio. Le pensioni erano erogate dai comuni, segnando l’inizio di un sistema di previdenza sociale che sarebbe divenuto un modello per il futuro. La procedura per l’ottenimento della pensione era rigorosa: la liquidazione veniva calcolata da un consiglio d’intendenza e doveva essere approvata dal ministro dell’Interno, assicurando così che ogni pensione fosse giustificata e correttamente amministrata.

Ma l’innovazione non si fermava qui. Un decreto specifico accompagnava il codice, stabilendo norme dettagliate per il censimento delle corporazioni di arti e mestieri. Questo decreto aveva lo scopo di identificare con precisione i lavoratori che avevano maturato i diritti pensionistici, garantendo che solo coloro che avevano servito con fedeltà e per un periodo sufficiente fossero ammessi a godere di questo nuovo beneficio.

Di particolare rilevanza era l’articolo 154 del codice, emanato nel maggio del 1816. Esso prevedeva che i lavoratori pensionati destinassero il 2% della loro liquidazione a un fondo dedicato alle vedove e ai lavoratori ritirati per malattia. Questa disposizione era un atto di solidarietà sociale, destinata a garantire che anche le categorie più vulnerabili, come le vedove e gli invalidi, ricevessero un adeguato sostegno economico. In un contesto storico in cui le tutele per i lavoratori erano pressoché inesistenti, questo sistema pensionistico rappresentava una vera e propria rivoluzione.

L’introduzione di questo sistema da parte dei Borbone dimostra una visione politica avanzata, orientata non solo alla stabilità del regno, ma anche al benessere dei suoi cittadini. Questo sistema pionieristico non si limitava a fornire un sostegno economico ai lavoratori anziani, ma poneva le basi per uno Stato che si prendeva cura dei suoi cittadini dalla giovinezza fino alla vecchiaia, anticipando di decenni i concetti moderni di welfare.

Oggi, il sistema pensionistico borbonico può essere visto come un precursore delle moderne politiche di welfare, un primo passo verso la costruzione di una rete di sicurezza sociale che avrebbe trovato pieno sviluppo nei secoli successivi. Esso dimostra come, anche in tempi di grande incertezza politica e sociale, un governo possa adottare misure innovative e lungimiranti, mettendo al centro il benessere dei cittadini. Questo sistema pensionistico non era solo una norma tecnica, ma un segno tangibile di civiltà e progresso, un esempio di come il Regno delle Due Sicilie fosse all’avanguardia in Europa in tema di diritti sociali.

Con questo sistema, i Borbone non solo rafforzarono il loro regno, ma lasciarono un’eredità duratura che avrebbe influenzato le politiche sociali in Italia per molti anni a venire, dimostrando che l’attenzione al benessere dei lavoratori e delle loro famiglie era una priorità già due secoli fa.


Ig – @fairness_mag

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Mario Intrieri - Italy
Mario Intrieri, nato nel 1945 a San Pietro in Guarano (CS), ha sviluppato fin da giovane una profonda passione per la storia, influenzato dalla sua famiglia di studiosi. Diplomato geometra nel 1965, ha vinto un concorso presso la Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania grazie a un tema innovativo sul Regno delle Due Sicilie. Dal 1980, ha ricoperto ruoli chiave all'Istituto per gli Studi Storici, contribuendo a eventi culturali di rilievo. Nel 1979 ha scoperto la Croce-Reliquiario-Stauroteca nella Cattedrale di Cosenza, confermando il suo impegno nella ricerca storica. I suoi studi, incentrati sul Risorgimento, hanno offerto nuove prospettive sulla storia italiana.
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