La Domenica di Fairness. Le Domeniche di Una Volta

(Quando il Tempo si Fermava tra Pranzi e Famiglia)

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Ricordate quelle domeniche di una volta?

Quelle che sembravano infinite, quando il tempo si dilatava e la vita scorreva al ritmo lento dei piccoli rituali di famiglia. Già dal mattino, l’aroma del ragù iniziava a invadere la casa, mescolandosi al fruscio della tovaglia che mamma stirava con cura e alle voci ovattate dei grandi che preparavano il pranzo. Quell’odore, familiare e rassicurante, si diffondeva nelle stanze, svegliandoci con la promessa di una giornata senza fretta, senza impegni.

La domenica, una volta, era sacra: era il giorno della famiglia, e non c’era nulla che la potesse interrompere.

E poi c’era quel momento, unico e prezioso, del pranzo dai nonni. Quelle tavolate immense, dove cugini, zii, e fratelli si accalcavano attorno a un tavolo che sembrava non avere fine. I primi piatti si susseguivano in un flusso interminabile, e il dolce arrivava sempre troppo presto, come se non volessimo mai che quel momento di comunione finisse. I nonni ti sorridevano con occhi pieni di amore, spesso senza parlare, e tu – piccolo e forse annoiato – non capivi ancora quanto quei pranzi, quelle risate e quelle chiacchiere sarebbero diventate un tesoro prezioso da custodire nel cuore.

Ricordo ancora le risate semplici, quelle che scoppiavano per una battuta innocente di uno zio o per le buffonate dei cugini. Non c’era bisogno di molto per essere felici: bastavano un bicchiere di vino, una battuta ripetuta all’infinito, o le mani appiccicose di una fetta di torta troppo zuccherata. Le conversazioni duravano ore, e il tempo sembrava fermarsi, senza l’incessante bisogno di guardare un telefono, senza l’urgenza di controllare cosa succedesse nel mondo là fuori. Il mondo, per noi, era attorno a quel tavolo, sotto lo sguardo amorevole dei genitori e dei nonni.

domenica

E che dire delle gite domenicali? Quei piccoli viaggi fuori porta che oggi ci sembrano così lontani. Spesso non si andava lontano: una passeggiata in campagna, un picnic al lago, magari solo una breve visita al paese vicino. Ma ogni escursione era una scusa per stare insieme. Certo, a volte sbuffavamo, noi ragazzi, magari per l’ennesima fermata a raccogliere fiori o fare foto davanti a un paesaggio che allora ci sembrava insignificante. Ma oggi, quelle stesse gite, con le risate tra cugini e le chiacchiere degli zii in sottofondo, mi mancano profondamente. Oggi capisco quanto quelle giornate fossero preziose, momenti che cucivano legami invisibili tra di noi.

Le domeniche pomeriggio, poi, erano fatte di lentezza. Dopo il pranzo, ci si spostava in salotto, dove il suono della televisione accesa faceva da sfondo alle conversazioni dei grandi. I bambini si accoccolavano sul divano o correvano fuori a giocare, ma c’era sempre un senso di quiete nell’aria. C’erano pochi rumori, solo il tintinnio delle tazze di caffè e il fruscio dei giornali sfogliati dagli zii. Una noia tranquilla, che oggi sembra quasi inimmaginabile, avvolgeva la casa. E poi, quando il sole iniziava a calare, una dolce malinconia si insinuava: quel sottile disagio che ci ricordava che il lunedì era alle porte, ma che, in fondo, faceva parte del fascino di quelle domeniche.

E adesso? Ora le nostre domeniche sembrano fatte di corse contro il tempo. I pranzi sono rapidi, spesso interrotti da mille distrazioni, da impegni o dalla necessità di andare di fretta. Non c’è più quella calma che permetteva di fermarsi davvero, di restare seduti a tavola per ore, di chiacchierare senza guardare l’orologio o il telefono.

Le domeniche di una volta non torneranno, ma i ricordi sì. Ogni tanto, in un pomeriggio lento, riaffiorano come fotogrammi di un vecchio film. Rivedo i volti dei miei genitori, il sorriso stanco ma soddisfatto di mia nonna mentre serviva il caffè, i cugini che facevano a gara per chi si alzava per primo da tavola, e gli zii che, tra una risata e l’altra, discutevano animatamente.

Il tempo passa, ma questi momenti rimangono con noi, racchiusi come un tesoro prezioso nei nostri cuori.

E voi? Cosa dareste per rivivere una di quelle domeniche? Per tornare a sentire il profumo del ragù in cucina, il fruscio della tovaglia appena stirata, le risate semplici che riempiono la stanza?

Ma forse, in fondo, ciò che ci manca non è solo il tempo passato, ma la capacità di rallentare e godere di ciò che ci sta intorno.


Ig – @fairness_mag

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