Stai a Guardà er Capello: Il Significato di un Detto e la Cultura del Vino

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In questi giorni, la pittoresca cittadina di Marino (Roma), ha celebrato la sua storica Sagra dell’Uva, un evento che annualmente attira visitatori da ogni dove, desiderosi di immergersi nella tradizione e nella cultura di questo angolo di Lazio.
Durante questa festa, il vino diventa protagonista, simbolo di convivialità e di legami sociali. In questo contesto, l’espressione Stai a guardà er capello (anche se a voi ancora può risultare una stonatura) risuona particolarmente significativa, richiamando alla mente l’importanza della trasparenza e del giusto equilibrio nelle relazioni umane, proprio come nei festeggiamenti che animano le osterie romane. Da decenni, infatti, la sagra non è solo un momento di celebrazione del vino, ma anche un’opportunità per riflettere sulle radici culturali che lo accompagnano, rendendo omaggio a una tradizione che continua a vivere e ad evolversi nel tempo.
Ma, cosa c’entra tutto questo con la famosa espressione romana? Ve lo spiego subito!

L’origine dell’espressione Stai a guardà er capello affonda le radici nelle osterie romane, luoghi di ritrovo per persone di modesta condizione economica, dove, al calar della sera, si riunivano per condividere cibo e vino. In queste atmosfere conviviali, non era raro che nascessero litigi, spesso scatenati dalla quantità di vino servita.
Gli osti, infatti, utilizzavano caraffe di terracotta o di metallo, rendendo impossibile per i commensali vedere quanto vino fosse effettivamente versato. Questa opacità dava il via a discussioni animate, che talvolta degeneravano in vere e proprie risse. Per porre fine a tali disordini, nel 1588 Papa Sisto V introdusse un’importante innovazione: sostituì le caraffe tradizionali con recipienti di vetro trasparente.

image caraffe

Questa scelta non solo migliorò la qualità del servizio, ma consentì anche di mostrare chiaramente la quantità di vino versato, grazie a un segno distintivo, noto come capello.
Questo cambiamento fu fondamentale, poiché permetteva ai clienti di controllare il contenuto e di evitare fraintendimenti.
I recipienti di vetro vennero quindi classificati in base alla loro capacità, dando vita a un sistema di misurazione che comprendeva:
Il Tubo (1 litro);
la Foglietta (1/2 litro) ;
il Quartino (1/4 litro), ancora oggi utilizzato nelle osterie e nei ristoranti con vino della casa;
il Chirichetto (1/5 litro);
il Sospiro (1/10 litro), chiamato così perché chi non permettersi di più beveva quel poco che poteva sospirando delle sue disavventure economiche.

Questa nuova regolamentazione non solo contribuì a ridurre le tensioni nelle osterie, ma diede anche origine alla famosa espressione popolare Stai a guardà er capello.
Questa frase, utilizzata per indicare l’attenzione da prestare alla quantità di vino versato, riflette l’importanza che il controllo e la trasparenza avevano assunto nelle interazioni sociali di quel tempo.
In questo contesto, il capello divenne simbolo di giustizia e correttezza, un elemento che permetteva di mantenere l’armonia tra i commensali.

image osteria

La cultura del vino, intrinsecamente legata alla convivialità, si arricchì di nuove sfumature, trasformando le osterie in spazi non solo di consumo, ma anche di socializzazione e confronto. La modifica apportata da Papa Sisto V rappresentò quindi un passo significativo verso una maggiore equità nelle relazioni interpersonali, evidenziando come anche le piccole innovazioni possano avere un impatto profondo sulla vita quotidiana.

Quindi, l’evoluzione dell’uso delle caraffe nelle osterie romane ci offre uno spaccato affascinante della società dell’epoca, rivelando come il vino, oltre a essere un semplice alimento, fungesse da catalizzatore per interazioni umane complesse.

L’espressione Stai a guardà er capello, che oggi è entrato a far parte del nostro linguaggio come metafora di uso comune, è in realtà un richiamo a una tradizione che, pur radicata nel passato, continua a vivere nel linguaggio e nelle pratiche sociali contemporanee, invitandoci a riflettere sull’importanza della trasparenza e della correttezza nelle nostre relazioni.

Ci avresti mai pensato?


Ig – @fairness_mag

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Rosy M. - Italy
Rosy M., è laureata in Lingue per i Rapporti Internazionali d'Impresa. Attualmente svolge il ruolo di Tutor Linguistico, mettendo a frutto la sua competenza nelle lingue. Appassionata di viaggi e amante degli animali, Rosy unisce la sua passione per la cultura internazionale con l'amore per la natura.
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