Siamo nel 2024 eppure ci ritroviamo ancora, ancora una volta, a parlare di violenza di genere. Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, è fondamentale riflettere su un aspetto spesso trascurato di questo grave problema: il linguaggio.
La violenza, purtroppo, non si manifesta solo attraverso atti fisici, ma si insinua anche nel linguaggio che usiamo quotidianamente. Ogni lingua, infatti, è uno strumento di costruzione sociale: attraverso il linguaggio, le parole – che hanno un potere straordinario- non solo descrivono ma creano realtà sociali, influenzando il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri.
In questo contesto, il linguaggio diventa un mezzo attraverso il quale si perpetuano stereotipi nocivi e si normalizzano comportamenti inaccettabili.
Quando parliamo di violenza di genere, spesso ci concentriamo sugli aspetti tangibili, trascurando l’impatto profondo delle scelte linguistiche. Frasi come è solo una lite o è un modo di amare possono sembrare innocue, ma svolgono una funzione minimizzante che gli studiosi definiscono attenuazione linguistica.
Queste espressioni, infatti, non solo diminuiscono la gravità della violenza, ma distorcono il vissuto delle vittime. È doloroso pensare che, in un momento di vulnerabilità, una persona possa essere portata a credere che la violenza sia giustificabile.
Questo è il potere del linguaggio: può trasformare una realtà inaccettabile in qualcosa di apparentemente accettabile.
Un altro aspetto rilevante è il linguaggio che usiamo per descrivere donne e uomini. Gli studi sociolinguistici mostrano come i termini connotativi possano trasmettere valori culturali radicati. Espressioni come le donne sono fatte per stare a casa o gli uomini devono essere forti, non sono neutre: suggeriscono norme di genere e contribuiscono a una cultura in cui le disuguaglianze diventano parte del tessuto sociale.
La rappresentazione della violenza nei media è un altro aspetto cruciale da considerare. I film, le canzoni e le notizie spesso utilizzano un linguaggio che non solo descrive la violenza, ma la normalizza.
A questo riguardo, la linguistica del discorso e la semantica contestuale ci insegnano come il linguaggio mediale plasmi le opinioni del pubblico, spesso con modalità che banalizzano la violenza. Espressioni violente diventano parte della narrativa quotidiana, desensibilizzando il pubblico e rendendo la violenza una parte accettabile della vita.
Tuttavia, non tutto è perduto. Possiamo scegliere di utilizzare un linguaggio che promuova il rispetto e l’uguaglianza. L’adozione di un linguaggio inclusivo è un passo fondamentale per combattere la violenza di genere.
Utilizzare termini che riconoscono e rispettano tutte le identità di genere non solo aiuta a creare un ambiente più sicuro, ma incoraggia anche una cultura di empatia e comprensione.
I linguisti chiamano questa scelta linguistica linguaggio emancipante, perché ha il potere di creare spazi di espressione positivi e non giudicanti. In questo senso, il linguaggio non solo riflette ma costruisce relazioni di rispetto.
Infine, è fondamentale educare le persone all’impatto delle parole attraverso seminari e workshop, sensibilizzandole all’importanza di un linguaggio consapevole.
Insegnare come le parole possano influenzare le emozioni e i comportamenti è un passo cruciale per creare una società più giusta. Le discussioni aperte su questi temi possono aiutare a rompere il silenzio e a dare voce a chi ha subito violenza, facendo emergere esperienze e storie che altrimenti rimarrebbero nell’ombra.
Sì, perché la violenza passa anche attraverso il silenzio. Le parole non dette possono essere tanto dannose quanto quelle pronunciate. Ignorare le ingiustizie o non intervenire quando si assiste a comportamenti violenti è una forma di complicità. Ogni parola conta, e ogni piccolo gesto può contribuire a un cambiamento sociale più ampio.
Il linguaggio è quindi uno strumento potente nella lotta contro la violenza di genere. Le parole che scegliamo di utilizzare possono costruire ponti di comprensione o erigere muri di indifferenza. È nostro compito essere consapevoli dell’impatto delle nostre espressioni e lavorare insieme per creare una cultura in cui il rispetto e l’uguaglianza siano al centro del nostro comunicare. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro in cui la violenza, in tutte le sue forme, non abbia più spazio nella nostra società.
Ig – @fairness_mag