Il 20 gennaio, in concomitanza con l’anniversario della nascita di Federico Fellini nel 1920, si celebra la Giornata Mondiale del Cinema Italiano. È l’occasione perfetta per riflettere non solo sull’immensa eredità cinematografica del regista romagnolo, premiato con cinque Oscar di cui uno alla carriera, ma anche sul suo contributo alla lingua italiana.
Sì, perché il maestro Fellini, genio indiscusso dell’immaginario visivo, ha influenzato profondamente il lessico comune, trasformando alcune sue invenzioni linguistiche in veri e propri neologismi, adottati tanto dagli specialisti del cinema, quanto dal pubblico generale, che ne ha apprezzato la creatività.
Infatti, come a lui stesso piaceva affermare,
“un linguaggio diverso è una diversa visione di vita”
Ed è proprio grazie alla sua innovativa quanto eclettica visione della vita che dai suoi film sono nate parole che, prima di lui, non solo non esistevano, ma nessuno aveva cercato di “inventare”.
Eppure, noi italiani siamo un popolo dalla “parola facile”, che si ingegna a dare un nome a qualunque cosa si affacci sul nostro cammino, perché –in fondo- siamo pur sempre i discendenti di creatori della parola e della letteratura come Pascoli e D’annunzio.
Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel, sottolinea che molti termini utilizzati quotidianamente sono legati a figure chiave della cultura italiana, da Dante a Gabriele D’Annunzio. Tra i neologisti più prolifici, Fellini si distingue come il “regista dai mille volti”, colui che ha influenzato non solo il linguaggio cinematografico, ma anche la lingua di uso comune, sia in Italia sia all’estero.
In questa giornata di commemorazione del buon cinema, ma anche del maestro che ci ha lasciato poco più di trent’anni fa, ripercorriamo le parole tratte dai suoi film che, al giorno d’oggi, fanno parte del nostro vocabolario quotidiano.
Parole e neologismi “felliniani”
Paparazzo
Uno dei termini più celebri derivati dall’opera di Fellini, prende vita dal cognome di un fotografo nel film La dolce vita. Oggi è sinonimo di fotoreporter invadente, spesso associato ai pettegolezzi e al mondo dello spettacolo. Si tratta di un esempio lampante di come la finzione possa modellare la realtà linguistica, tanto da essere un termine utilizzato anche oltreoceano (ricordate la canzone Paparazzi di Lady Gaga???)
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Vitellone
Questo termine nasce invece da I vitelloni, il primo grande successo del regista. Descrive il giovane di provincia senza ambizioni, dedito all’ozio e alla spensieratezza. Sebbene oggi l’uso sia meno frequente (si tratta per lo più di un termine utilizzato da chi ha vissuto quel periodo), la parola resta un simbolo di un’epoca e di un certo tipo di carattere italiano.
Bidone
In questo caso non si tratta proprio di un neologismo, quanto di un caso di polisemia.
Il suo significato originale è infatti quello di recipiente, più o meno grande, per contenere oggetti o liquami.
E’ però nel 1955 che Fellini rende popolare il bidone, nella sua accezione felliniana, con l’omonima pellicola. E’ proprio da questo momento che il termine ha assunto un nuovo significato ed è stato utilizzato per indicare truffe, inganni o anche impegni mancati. Una parola che si è radicata nella lingua parlata, con un’eco immediatamente riconoscibile.
Amarcord
Tra le sue creazioni linguistiche, questa occupa un posto speciale. Questo termine, che deriva dall’espressione dialettale romagnola a m’arcord (mi ricordo), ha travalicato i confini regionali per diventare un modo universale di evocare la nostalgia e i ricordi personali. Il film omonimo, uscito nel 1973, non solo celebra la memoria, ma imprime nel nostro lessico una parola che porta con sé un intero universo emotivo.
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La dolce vita e il “dolcevita”
L’espressione La dolce vita, coniata per il suo capolavoro del 1960, è oggi sinonimo di un’epoca dorata fatta di lusso e mondanità, ma anche di eccessi, che ha caratterizzato Roma tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, trasformandola nella caput mundi dell’Italia glamour.
Da questa espressione deriva persino il termine dolcevita, il maglione a collo alto reso celebre da Marcello Mastroianni nel film.
Questo dimostra, ancora una volta, che il linguaggio è in continua evoluzione.
Molte parole nascono ogni anno, altre vengono dimenticate, altre ancora resistono al tempo e ai cambiamenti della società.
Ed è innegabile che l’eredità di Federico Fellini vada oltre il cinema: il suo linguaggio e le sue invenzioni lessicali continuano a vivere nel nostro quotidiano, dimostrando il potere della creatività e dell’arte nell’influenzare la cultura. Ancora oggi.