La Domenica di Fairness. Emigrazione al Contrario

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Siamo abituati a leggere storie di figli che lasciano il focolare domestico per cercare fortuna all’estero, e spesso leggiamo articoli su come la vita di un figlio cambi non appena mette piede fuori casa e si incammina verso il suo destino.

Immaginiamo ora di leggere la medesima storia, ma al contrario, quando è un genitore a lasciare quel focolare per garantire qualcosa al proprio figlio. Spesso, questa garanzia è legata all’aspetto economico, poiché, allo stato attuale, il nostro bel Paese non offre alcuna possibilità di reintegro lavorativo per la categoria degli esodati: troppo giovani per andare in pensione, ma troppo anziani per trovare un lavoro dignitoso.

Molti genitori si accontentano delle briciole che cadono dai tavoli degli imprenditori, che per una manciata di soldi offrono lavoretti spesso sottopagati. C’è chi abbassa la testa e accetta, ma c’è anche chi, per fortuna, non si accontenta di quelle briciole e decide di rimettersi in gioco, imbarcandosi su voli low-cost per tentare di sbarcare il lunario all’estero.
Fino a quando si tratta di un papà che cerca lavoro, tutto sembra rientrare nella normalità. Ma la novità che fa parlare una buona fetta di italiani, tra pettegolezzi di cortile e familiari, è che a lasciare i propri figli a casa siano sempre più spesso le mamme. Sì, avete letto bene: le mamme.

Buckingham Palace

Mamme spesso sole, madri single, divorziate o separate

A causa dell’aumento costante delle separazioni familiari, molte donne finiscono in mezzo a una strada, perdendo anche il lavoro. I primi sintomi della forte crisi lavorativa femminile si erano già manifestati negli anni 2000, quando la nostra nazione decise di entrare nella grande comunità europea. Il passaggio dalla lira all’euro ha colpito duramente l’economia di molte famiglie.

Leggendo dati statistici recenti, si presume che la crisi lavorativa femminile sia conseguenza del Covid, ma vi garantisco che i primi segnali erano già evidenti molto tempo prima.

Un altro dato allarmante riguarda il Sud Italia, dove questa crisi economica ha danneggiato particolarmente le donne. Qui, a causa di barriere culturali e territoriali, una donna incontra già molte difficoltà a inserirsi nella società. Se poi è una madre single con figli, la situazione diventa ancora più complessa. Queste donne, abituate all’arte di arrangiarsi e al “me la so cavare da sola,” stanno alimentando il fenomeno dell’emigrazione femminile di mamme sole e in difficoltà.

Le donne migranti sono in crescita. Per capire come vivano questi sradicamenti, possiamo ascoltare direttamente le loro storie. Racconti di straordinario coraggio e di straziante resilienza emergono, viaggiando nel cuore della severa Albione.
Londra è una città dalle mille sorprese e risorse. Apparentemente, mostra un volto bellissimo a chi la visita, con la sua maestosità e magnificenza da città futuristica e all’avanguardia.Londra nasconde tante storie di queste donne. Storie che, prese singolarmente, rivelano tutte lo stesso volto: volti segnati dalle lacrime, sorrisi forzati e segreti nascosti. Volti pieni di speranza e voglia di emergere in una società spesso assente.

Le trovi ovunque: sedute nei bar a sorseggiare un insapore British coffee o English tea, che – credetemi – sanno di sapone in acqua calda. Tutto qui ha lo stesso sapore e colore: grigio e scuro, come i cieli del Regno Unito. Le vedi correre lungo le rive del Tamigi, con le cuffiette alle orecchie, immerse nel loro mondo fatto di pensieri e ricordi. A volte ti incrociano con una spallata distratta, e a stento senti un “Sorry.”

L autrice dell articolo Angela Ivaldi

Londra nasconde tante storie di queste mamme, che vedono crescere i loro figli dietro lo schermo di un cellulare. “Sia benedetto chi ha inventato WhatsApp con le sue videochiamate gratuite,” dicono spesso.

Il coraggio di queste donne emerge dalla loro capacità di imporsi in una società fredda come quella inglese. Sono donne che hanno avuto il coraggio di dire no a un sistema lavorativo italiano ingiusto e opprimente.

Io le chiamo “mamme coraggio.” Sono una di loro

Una mamma che, per forza maggiore, ha scelto una strada ostica e piena di ostacoli. Una mamma che si alza ogni mattina alle 4:30 per andare a lavorare. Perché, se il mondo vede Londra come una città frenetica in giacca, cravatta e scarpe da tennis, la realtà è fatta di persone in divisa da operai o in camice, che svegliano la città con una tazza di caffè o cappuccino preparato a casa e sorseggiato su un autobus a due piani.

Mamme stanche già alle prime luci dell’alba. Mamme piene di speranza, che cercano un sentiero per mandare aiuto economico a casa. Quelle stesse mamme che vedono crescere i figli a distanza, ma scelgono di farli vivere nel loro Paese: il Paese del sole, della musica, dell’arte e della poesia. Perché già solo pronunciando la parola “Italia,” si recita una bellissima poesia.

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Angela Ivaldi - Uk
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