Il Parmigianino alla National Gallery di Londra

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Quando si compiono gli anni, non è inusuale fare i conti col passato e immergersi nei ricordi di gioventù. È quello che ha fatto la National Gallery di Londra nell’anniversario dei suoi 200 anni. Tanti gli eventi e le attività, e per celebrarsi non c’è di meglio che ritornare indietro nel tempo, quando la principessa Vittoria era ancora una bambina ignara del suo grande destino e un piccolo museo cercava di farsi spazio tra i grandi, riportando alla visione pubblica una delle primissime opere acquisite all’epoca.

Il Parmigianino

Stiamo parlando della cosiddetta “Visione di San Girolamo” di Francesco Mazzola, meglio conosciuto come il Parmigianino, per via dei suoi natali nella città emiliana.

Alta quasi 3,5 metri, essa è uno dei più fulgidi esempi di quella era artistica chiamata Manierismo, tanto che del suo autore il Vasari riporta: “lo spirito del qual Raffaello si diceva poi esser passato nel corpo di Francesco (…) s’ingegnava d’imitarlo in tutte le cose, ma soprattutto nella pittura”. Insomma, si vola alto.

Questa pala d’altare così straordinaria ha subito un meticoloso intervento durato ben 10 anni in cui la tela è stata nascosta alla fruizione per poter tornare a splendere a nuova luce, dopo aver rimosso stratifiazioni di vecchia vernice e precedenti tentativi di restauro.

Persino la cornice del dipinto, realizzata ad hoc dal Dipartimento di Cornici della Pinacoteca Londinese, è stata progettata basandosi su esempi contemporanei sopravvissuti e offre un’idea di come sarebbe apparsa l’opera nella sua ambientazione originaria.

Il Parmigianino

Eppure, questo capolavoro non ha avuto una vita facile e non solo ci parla di un genio precoce, che ancora minorenne viene chiamato Magister per lavorare al Duomo di Parma, ma anche un capitolo violento della storia della penisola italiana.

Commissionato per la chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, l’opera in realtà non arrivò mai alla sua destinazione.

Parmigianino stava apppunto lavorando alla tela nel 1527, quando la città si trovò a vivere uno degli eventi più tragici della sua storia: il famigerato “sacco di Roma“. Questo episodio, caratterizzato da una devastazione senza precedenti, fu perpetrato dai Lanzichenecchi, mercenari al servizio dell’imperatore Carlo V. La città subì danni enormi, e la popolazione fu esposta a brutalità inaudite.

Come ci racconta sempre il Vasari, durante il saccheggio la soldataglia irruppe nello studio del giovane Mazzola, trovandolo completamente assorto nel suo lavoro. E qui accadde l’imponderabile: colpiti dallo splendore dell’opera, decisero non solo di risparmiare la tela, ma anche la vita del pittore. Tuttavia, da buoni mercenari, questa loro clemenza ebbe un prezzo: Parmigianino fu costretto a pagare una sorta di riscatto per garantirsi l’incolumità.

Sentiamo spesso dire che la bellezza salverà il mondo, ma di sicuro ha salvato la vita del nostro protagonista, che decise comunque di abbandonare Roma per cercare rifugio altrove.

Il dipinto fu quindi poi nascosto in una cripta e recuperato solo dopo la morte dell’artista.

Per il suo approccio audace, ci sorprende, come anche per il susseguirsi di forze centrifughe. Dominante e proiettata verso noi spettatori, ci appare la figura del Battista, che con una torsione michelangiolesca sfida e guida il nostro sguardo verso la Madonna col Bambino posti più in alto e proiettata invece verso l’alto, verso la luce. La Vergine ha un volto che ci ricorda i tocchi delicati di Raffaello, eppure le gambe sono irrealisticamente monumentali, e lo stesso Gesù bambino è raffigurato mentre scalcia e giochicchia coi suoi riccioli.

Il Parmigianino
Nuovissimo anche in questo

In tutto questo San Girolamo è invece addormentato su un prato, proiettato verso il fondo e raffigurato in una posa “scorciata”: in quanto canale onirico ci rende partecipi della sua visione.

Parmigianino è un rivoluzionario. Cambia proporzioni, le allunga, sfida la gravità e ogni regola dimensionale. Compone la scena su diversi piani verticali ma senza avere la reale volontà di delineare uno spazio geometricamente definito, risultando di conseguenza quasi innaturale, ma d’altra parte …siamo in un sogno.

Anche gli stessi colori sono usati in modo espressivo, se non aggressivo: ma Parmigianino era un borderline, esattamente come la sua personale (e pericolosa) passione per l’alchimia.

Il Manierismo non sarebbe stato lo stesso senza di lui.

Oggi e fino al 9 marzo “La Visione di San Girolamo” ritorna ad essere esposta in tutto il suo splendore, affiancata dai disegni preparatori che ci svelano le fila del suo processo creativo. Scoprire come Parmigianino costruiva le sue opere è come leggere il dietro le quinte di un grande film: ogni linea, ogni schizzo. ogni ripensamento ci racconta l’ispirazione che era dietro e le sue emozioni, le stesse che rapirono gli occhi e la mente dell’artista.

E fortunatamente per lui e per noi, anche quella dei Lanzichenecchi.

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Renato Marinacci - Uk
Renato Marinacci ama intrecciare arte, cultura e italianità. Milanese con radici pugliesi e cuore adottato da Londra, guida le persone tra i capolavori dei musei londinesi, rendendo accessibile a tutti l'Arte e trasformando ogni esperienza in un viaggio nella bellezza. Condivide inoltre questa sua passione come art tutor, aiutando studenti di italiano a scoprire la lingua attraverso i grandi maestri del passato.
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